martedì 27 maggio 2014

Contro l'abbondanza

Basta.
Odio l'abbondanza.
L'avevo già intuito, ma il mio ultimo viaggio me ne ha fatto prendere coscienza davvero.
C'è troppo cibo, troppi vestiti, troppi giocattoli, troppe scarpe, troppa gente, troppi soldi, troppo spreco. Mi è venuta l'orticaria. Ho il volto rosso, a macchie, pallini sul braccio, i gomiti circondati da segni, lo sterno infuocato, il collo mi prude, ho un eczema dietro il ginocchio destro e sul labbro ho ancora il segno che mi ha lasciato l'herpes di un mesetto fa.
Il mio corpo non sopporta. Io non sopporto. Non voglio essere toccata. Mi fa male.


Non dirò mai a mia figlia "Finisci quello che hai nel piatto, pensa ai poveri bambini africani". Innanzitutto non la obbligherò mai a mangiare. E non le darò mai nessun cibo come ricompensa. Il cibo si merita? Che rapporto contorto e cerebrale abbiamo col cibo?
E soprattutto, se un bambino finisce un piatto (magari troppo abbondante per il suo stomaco) in Italia, ne salva uno in Africa? No.
Ca****! Ma è esattamente il contrario.
Riempiamoci meno le pance qui, abbiamo troppo cibo qui, mangiamo troppo NOI!
Vedo il mondo come un ecosistema, in cui tutto è connesso: aria, calore, acqua, cibo, animali, piante, vita.
Se da una parte non ce n'è, finirà prima o poi anche dall'altra.

Abbondanza. Suona positivo alle vostre orecchie?
Alle mie no, e probabilmente anche a quelle di Manzoni (Alessandro), che infatti chiamò Don Abbondio un personaggio meschino.
Ab-bond.. Già mi suona di una cosa sbagliata.
E infatti "abbondare" vuol dire straripare, uscire dal fiume, avere più di quanto potrebbe stare dentro.

Anche io non ci sto più dentro.
Sono fuoriuscita. Me ne vergogno anche un po'. Ho mangiato troppo cioccolato.

Sono stata a un matrimonio, e gli sposi hanno scelto tra le letture quel brano di Vangelo che dice (più o meno così): non curatevi del vestito! Osservate gli uccelli del cielo: non sono forse vestiti magnificamente anche se non si affannano? Dio si curerà di voi.
E i poveri bambini africani? Non è che io ho tolto loro ciò che Dio aveva dato?

Non è mangiando il piatto a forza, e tristi (perché il pensiero del terzo mondo rende quantomeno un po' seri), che onoreremo il cibo.
Quel cibo che deve bastare ai nostri bisogni e farci vivere momenti felici!
Se un giorno mi vedrete con la panzona, vi prego, fatemi rileggere questo post. Il rispetto degli altri passa anche dalla pancia, perché ospitalità non vuole dire abbondanza, ma educazione e ascolto. L'essenziale è invisibile agli occhi, e il rispetto è una di quelle cose preziose che non si vedono, ma cambiano il mondo.

3 commenti:

ale ha detto...

e io leggendoti mi viene in mente che domenica mi è stato chiesto "quali sono i regali migliori?" ...ho pensato "quelli invisibili", cioè quelli che puoi raccontare, puoi guardare, puoi ascoltare, doni come questo tuo post.
Un abbraccio dall'Ale a te e alla piccolina :-))))

Chemmi ha detto...

Ricattare un bambino è un'opzione comoda, probabilmente pratica e sicuramente poco professionale (Sì perché fare il genitore è una professione)nella sfera della sua (del bambino) crescita. Dei corsi di formazione su come rapportarsi all'infante sarebbero graditi (da me).
Però le scarpe non sono mai troppe sister. Mai.

evita*°** ha detto...

Commenti sempre splendidi!
Ne voglio in abbondanza! Ahahah!

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