martedì 10 dicembre 2013

Torino città deserta

9 Dicembre 2013

Esco di casa, sono all'incirca le 10 del mattino, ho appena messo in spalla Nausicaa nel mio Ergobaby vinaccia. Già il primo passo fuori mi fa capire che nell'aria c'è qualcosa di strano e calmo. Fa freddo, molto più che nei giorni precedenti.
Il bar di fronte casa è chiuso, ma non ci faccio caso, perché sto pensando che devo prelevare e mentalmente sto scegliendo a quale sportello. Dico a Nausicaa che stiamo andando al mercato a comprare cardi e finocchi, per depurarci. Siamo allegre, andiamo verso la Posta, ma quando tocca a me, l'ATM segnala un problema. All'interno la gente è in coda come sempre. Eppure per strada non c'è quasi nessuno.
Fa così freddo che mi sento la testa umida.
Decido di andare allo sportello della banca nella stessa piazza del mercato. Oggi è Lunedì, quindi ci sono i miei "amici" apicultori. Magari prendo anche il miele.
Intorno a me tutte le saracinesche sono abbassate.
Svolto per il mercato e la piazza è completamente vuota.
Nessun vociare, nessuna bancarella, non ci sono né gli abiti, né la verdura, nessun cliente né mercante. La piazza è vuota.
Mi guardo intorno: la pizzeria, la panetteria, il macellaio, i numerosi bar, e persino l'Unes (che è aperto pure a Natale!) sono chiusi.
"Nau, andiamo a fare una passeggiata, vediamo un po' la situazione!". Torino è una città deserta, fredda, silenziosa.
Dal marciapiede in cui mi trovo sento delle urla, un coro da stadio "Dovete andare via!". Arriva un piccolo plotone di arrabbiati, che marcia verso Porta Nuova.
Due auto della polizia li scortano. Saranno una ventina e due auto della polizia li scortano..
Sembra un po' fuori luogo, ma dal loro modo di camminare e dal loro atteggiamento capisco che ci credono fino in fondo, e mi ci fanno credere, come dei bravi attori. Il bravo attore ti fa scordare chi è e non ti fa vedere altro che il personaggio, perché ci crede.
E ho l'impressione di vedere scorrere la storia davanti a me. Non ne prendo parte, ma sono una testimone del Tempo. Sento di essere in un momento chiave della politica italiana e lo vivo con grande solennità e silenzio.
Una vecchia impellicciata mi viene incontro, non so dove vada, e mi usa come scusa per dire quello che pensa: "Ma per carità!".

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