Difficilmente parlo qui sul blog del mio lavoro, se non quando racconto le mie passate sventure, ma la verità è che sì! anche io ogni tanto lavoro e mi diverto pure.
Quest'anno ho condotto un laboratorio di teatro con bambini di un doposcuola, più o meno tutti di prima elementare. Il progetto che avevo presentato era incentrato sull'Odissea di Omero, in particolare ho giocato sul parallelismo tra Odisseo e ciascuno di noi.
Alla fine dell'anno scolastico, abbiamo presentato una breve performance al pubblico (i genitori e i nonni!), intitolata "Odissiamo", che ho creato montando diversi giochi ed improvvisazioni fatti durante l'anno.
Lungi da me il preparare uno spettacolo, e annoiare i bambini con prove su prove di testi che non hanno minimamente a che fare con loro. Lungissimo!
Ho provato solo cinque volte, e spero di essere riuscita a spiegare ai genitori che l'aspetto performativo è importante, certo, ma solo se è la parte più evidente di un processo delicato e attento di formazione, in cui ogni singolo bambino ha potuto esprimersi attraverso il teatro, manifestando il suo essere senza venire giudicato.
La performance è così più un momento di festa e di condivisione, che una recita o un "saggio finale". Come mi ha suggerito mio marito, il nostro era un "assaggio".
Mi piacerebbe condividere con voi l'ultima parte di questa messinscena. L'unica in cui intervenivo io, leggendo un testo scritto dopo aver intervistato i miei bambini.
Un testo che arrivava alla fine di un'Odissea simbolica e giocosa, fatta di guerra in cui si muore dal ridere, suoni misteriosi ascoltati lungo il viaggio, racconti di avventure realmente accaduti ai bambini, musica e danza del ritorno, e infine..Itaca.
Ecco il testo e, come sempre, i bambini stupiscono per i pensieri che fanno.
Grazie di leggerlo!